sabato 24 novembre 2018

Il Nuovo Mondo a Mattarello SABATO 1/12 ORE 10:30.

#ilnuovomondo SABATO 1 DICEMBRE ORE 10:30 A MATTARELLO assieme a OIPA. 
Promozione del mio romanzo, assieme all’associazione OIPA.
Parte del ricavato della vendita dei libri in questa presentazione andrà a sostegno di OIPA.
Qui il link per prenotare il posto (gratuito): 



lunedì 26 agosto 2013

Nuove prospettive, nuovo gruppo di lavoro per un nuovo Trentino eco sostenibile.

Dopo un percorso condiviso, attraverso la costituente ecologista, abbiamo unito le forze in questo soggetto politico, Ecologisti e civici Verdi Europei, per presentare un gruppo di lavoro coeso, che porti avanti i temi dominanti del futuro, sia  dal punto di vista economico che ambientale.
Molte persone pensano che rispetto e tutela dell'ambiente e sviluppo economico ed industriale siano temi tra loro in antitesi.
Ebbene, non è così e noi vogliamo dimostrarlo, con proposte innovative di sviluppo eco sostenibile; un approccio culturale, politico e tecnico diverso, che sappia valorizzare al massimo le peculiarità del nostro territorio e le grandi capacità della nostra gente trentina.
Vogliamo proporre alcuni percorsi nuovi per risolvere temi  rimasti  in sospeso; ad esempio la grande partita della gestione dei rifiuti, la famosa "chiusura del cerchio" che molti amministratori, purtroppo anche nell’attuale centro sinistra e lo dico criticamente, ci proponevano sostenendo l'inceneritore. Ebbene, in questo campo abbiamo soluzioni reali e all'avanguardia, da proporre ai nostri futuri partner di governo provinciale, che metteranno in campo tecnologie assolutamente non invasive e che permetteranno rientri economici, in riferimento alla gestione dei rifiuti, che sorprenderanno i più scettici.  Saremo forza di governo attiva, propositiva, critica sui temi a noi cari, ma sempre con proposte sostenibili.
Proporremo investimenti lungimiranti nel campo della ricerca scientifica atta a riversare sul territorio prospettive di sviluppo economico in sinergia con la valorizzazione delle peculiarità di questa nostra terra, che ha nel turismo, nell'agricoltura sana e di alto livello e nell'artigianato di elevata qualità i propri capisaldi.
In un unico concetto, raccolgo sinteticamente ciò che, dal punto di vista dello sviluppo economico eco sostenibile, ci vedrà impegnati in prima linea :sviluppo del concetto di  blue economy!
La blue economy affronta le problematiche della sostenibilità al di là della semplice conservazione: lo scopo non è investire di più nella tutela dell’ambiente, tema peculiare della green economy, ma di spingersi oltre, verso la rigenerazione affinché tutti possano beneficiare dell’eterno flusso di creatività, adattamento e abbondanza della natura. Così facendo si possono creare nuove imprese e nuovi posti di lavoro. Non è una visione utopistica, ma una prospettiva innovativa che va messa in campo per rispondere in maniera diversa a problemi economici e ambientali che non sono più gestibili con i modelli tradizionali; il modello economico attuale, che molti politici e industriali vogliono mantenere, non ha più margini di sviluppo ed è arrivato ed è arrivato ad una saturazione irreversibile.
Da qui, da oggi, parte la nostra campagna per il rinnovamento del Trentino, un rinnovamento sociale, culturale, industriale e ambientale, che dovrà coinvolgere tutti i settori; scuola e formazione, artigianato, industria, agricoltura e attività sportive e culturali. In tutti i campi proporremo idee nuove, percorsi sostenibili e credibili. Per questo chiediamo ai nostri elettori di seguirci attentamente nei programmi. Non proponiamo le solite cose "ambientaliste ed ecologiche"; proponiamo nuovi modelli di sviluppo, di crescita economica e culturale, per tutti, indistintamente, senza preconcetti ideologici. Seguiteci nei programmi  e restate connessi. Potreste rimanere sorpresi, in questo marasma di mediocrità politica che siamo costretti a subire giornalmente.
Sosteneteci e sostenetemi in questa campagna elettorale, dove molti vecchi marpioni della politica vogliono far passare per novità le loro proposte, che sono ormai obsolete e non credibili. La nostra proposta prevede veramente una visione nuova di un Trentino in crescita, nel rispetto e nella vera tutela dell’ambiente in cui viviamo.
Marco Ianes - Ecologisti e civici Verdi Europei. 

lunedì 19 agosto 2013

Più attenzione ad ambiente e territorio, ma non solo per facciata...



Apprendiamo dall’articolo di Andrea Tomasi, su L’adige, dell’ennesima questione ambientale in Trentino, questa volta che si riferisce al rio Riboch, in val di Non, inquinato da residui di pesticidi, peraltro proibiti.
Poca  risposta politica in merito, nessuna presa di posizione ufficiale, fatta eccezione per alcuni rappresentanti in comunità di valle. Come ecologista e ambientalista convinto, nei fatti più che nelle parole come molti si autocelebrano, desidero esternare il mio grande disappunto verso una disattenzione diffusa in merito ai temi ambientali e di salvaguardia del territorio, da parte dei nostri politici. Nessuno che sollevi indignazione e proponga REALI alternative a queste visioni permissive di mala gestione della nostra agricoltura, forse per permettere lo “sviluppo” , e se fosse così sarebbe peraltro davvero insostenibile, dei prodotti simbolo del Trentino, ovvero le mele. Se vogliamo davvero diffondere l’idea di un Trentino sano, vivibile ed ecosostenibile, dobbiamo anche mettere in campo controlli severi e reali, con comunicazioni trasparenti a tutta la cittadinanza, possibilmente in tempo reale, non dopo anni dai rilievi effettuati. Dobbiamo cambiare mentalità, guardare al futuro con approccio più aperto alla presa di coscienza della tutela ambientale e della salvaguardia del territorio, in tutti i sensi; ma con reale convinzione e con programmi ecosostenibili che non siano di sola facciata per catturare i voti degli ambientalisti, bensì con programmi che mettano in campo strumenti di progresso tecnologico innovativo rispettoso per l’ambiente in cui viviamo, unica vera e inestimabile ricchezza, che va oltre i puerili e miseri interessi economici immediati di alcuni produttori senza scrupoli, che certamente infangano anche l’immagine dei tantissimi agricoltori che, invece, cercano di fare sviluppo nel rispetto delle regole. Noi, ecologisti e civivi- Verdi Europei, cercheremo di vigilare sulla tutela di un’agricoltura moderna, ecosostenibile e promotrice di un Trentino all’avanguardia nel rispetto dell’ecosistema. Senza demonizzare alcuno, ma con la fermezza e la certezza che, solamente con approcci diversi in tema di rispetto ambientale e della salute come bene comune, sia possibile aprire anche nuove vie di sviluppo economico.

sabato 3 agosto 2013

Riciclo pannolini, politica vecchia e ravvedimenti nuovi!



A volte capita di leggere notizie che avevi previsto di leggere, prima o poi. Vengo al dunque. A novembre scorso la giunta provinciale stabilisce il definitivo NO all'inceneritore, previsto da molte associazioni, Coordinamento Trentino Pulito e Nimby in prima fila; in questi giorni il comune di Trento segnala l'intenzione di avviare un ciclo produttivo di recupero dei pannolini, anche questa prospettiva ampiamente proposta dalle sopra citate associazioni già due anni or sono. Proprio in questo senso, segnalo che l'iniziativa, pur lodevolissima, non è del tutto originale, poichè il marchio Faber (noto come Pampers pannolini), assieme al centro riciclo Vedelago e al comune di Ponte nelle Alpi, comune più riciclone d'Italia,  da oltre due anni stanno sperimentando con successo tale sistema.
Ben venga questa apertura a nuove tecnologie, finalmente; però non vorrei si scordasse che, senza l'impegno e la costanza di molti cittadini che hanno sempre creduto in prospettive migliori all'incenerimento dei rifiuti, anche ricevendo denigrazioni ed epiteti come "ciarlatani e visionari", ora avremmo un camino che butta fuori cose immonde, invece che nuove prospettive di sviluppo eco sostenibile. Comunque, un plauso all'assessore Marchesi, unica persona politica in carica che ha avuto il coraggio di mettersi a confronto con le associazioni, anche in momenti in cui la sua parte politica sosteneva a spada tratta l'inceneritore. Evidentemente, alcuni politici sanno dialogare e cogliere gli aspetti positivi delle proposte alternative. Gli altri, invece, non li abbiamo mai visti ne sentiti. Segnalo, peraltro, che la partita di chiusura del cerchio dei rifiuti è tutta da definire, dato che, per fortuna, l'inceneritore non si farà. Ma quali saranno le prospettive? Idee parcheggiate, dato che chi doveva occuparsene non ci sarà più, fra qualche mese.
Però il problema resta e dovremo risolverlo, magari con un pizzico di coraggio e intraprendenza, come dimostrato dall'assessore Marchesi. Complimenti a lui e, mi permetta, anche a noi che ci abbiamo creduto già diverso tempo fa.
Marco Ianes Coordinamento Trentino Pulito. 

domenica 7 luglio 2013

Quinto conto energia chiuso, finisce un'era, e ora?

Sabato 6 luglio alle 24, è scaduto ufficialmente il quinto conto energia. Dal 2005, anno di attivazione del primo conto che metteva in campo le tariffe incentivanti per l'energia prodotta dal fotovoltaico, la nostra politica ha saputo emettere ben cinque versioni, ognuna diversa dall'altra, sia per la parte tecnica, sia per la parte di incentivazione vera e propria, in maniera spesso confusa e creando non pochi subbugli e confusioni in un settore in forte espansione. Nel secondo conto energia si è voluto dare un impulso enorme all'industria del fotovoltaico, aprendo però la strada a fortissime speculazioni dettate da incentivi spropositati, che toccavano punte di 0,48 E/Kwh; un piccolo esempio pratico: il proprietario di una centrale da 2,5 MW che produce circa   3.000.000 Kwh/anno, riceve la bellezza di 1.440.000 euro a fondo perduto ogni anno e per 20anni, al quale viene sommata la cifra di vendita dell'energia, pari a 0,09 E /Kwh, cioè altri 270.000, per un totale di 1.710.000 euro all'anno; la centrale è costata circa 6milioni e, dedotte le tasse, in 5/6 anni si è ripagata. Per altri 15 anni l'investitore tiene tutta la cifra, ovviamente dedotte le tasse, che portano ad un utile netto di circa 855.000 E, meno qualche "spicciolo" stimabile in 30/40.000 euro/anno di  gestione, concludendo circa 800.000euro all'anno e per 15 anni, netti intascati grazie ai mega incentivi che hanno aperto le porte a queste speculazioni. Abbiamo assistito ad un vero e proprio boom del settore, con la nascita di aziende strutturate per dare il servizio di installazione di questi impianti, anche di quelli piccoli, ma ora che tutto è finito, che si fa? Lo stato italiano dà un calcio ad uno dei pochi settori che era davvero in via di sviluppo e che garantiva crescita occupazionale esponenziale. Il tutto però, è stato gestito a servizio dei grandi speculatori e non certo del bene comune, come invece avrebbe dovuto essere. Se, fin dallo start di questa avventura, si fosse pensato a privilegiare gli impianti  che miravano a soddisfare il fabbisogno energetico delle varie aziende e delle famiglie, la procedura delle tariffe incentivanti sarebbe potuta diventare strutturale e,quindi, creare un nuovo settore organico della nostra industria italiana, durevole nel tempo, con risvolti occupazionali stabilmente in crescita.  Che dire poi, del piano industriale, inesistente, in merito alle fabbricazioni delle varie componentistiche di settore? Abbiamo ignorato del tutto il settore,favorendo le industrie straniere che hanno investito in inverter, pannelli e strutture varie, invadendo il nostro mercato e, noi italiani, invece di radicare il sistema, convertendo le fabbriche in crisi  in nuovi stabilimenti che producono macchinari e tecnologia per il settore, abbiamo continuato a foraggiare le speculazioni, portando la spesa che sostiene il fotovoltaico ad un limite tale  da dover fermare la macchina, in un momento di crisi estrema. Quanto poco lungimirante è stata questa politica di "sviluppo" del sistema del settore delle energie rinnovabili; e rischiamo di cadere di male in peggio. Ora, ci sarà il tampone dello sgravio fiscale del 50%, ma solo per i privati; le aziende che vogliono provare ad investire per il loro  fabbisogno energetico o lo hanno fatto prima o, ora, si scordino qualsiasi forma di aiuto a crescere: da massimo della speculazione allo zero del nulla!  Rimangono le nuove frontiere, che la tecnica, per fortuna, mette in campo e che, a volte, fa si che gli errori della politica miope vengano mitigati, almeno in parte. Infatti, stanno sviluppandosi nuovi sistemi di accumulo dell'energia, con costi sempre più ridotti; in tal modo si apriranno nuovamente le possibilità di impiego delle energie rinnovabili , fotovoltaico in particolare, che permetterà di tenere in carica accumulatori che forniranno l'energia di notte, quando il sole non fa funzionare i pannelli fotovoltaici; basterà dimensionare correttamente l'impianto, in maniera tale da produrre un po' di energia in più del necessario , la quale servirà, appunto, a ricaricare le batterie. Queste le nuove frontiere del settore, che si avvicinano a grande velocità. E qui già tremano i grandi produttori/distributori di energia, che vedono in questo sviluppo un chiaro limite ai loro profitti e stanno già muovendo le loro pedine per rallentare lo sviluppo.Cosa  inventerà questa politica asservita ai grandi distributori di energia, per fermare questa corsa tecnologica? Quali nuove strategie verranno impiegate per impedire che famiglie e imprese possano avere l'energia democraticamente e con costi ridotti? Staremo a vedere, ma intanto il quinto conto energia è finito, al 31 dicembre finisce lo sgravio fiscale e,se la politica continua a chiudersi in beghe assurde e non guarda a nuovi piani  industriali reali e credibili, saremo sempre più in crisi, energetica e sociale. Lo sviluppo di una nazione è basato su piani industriali credibili e sostenibili, non su leggi e leggine che favoriscono gli interessi di pochi a scapito del bene comune; in Italia questo non è ancora stato recepito del tutto, visto che di piani industriali poco si parla e si privilegiano prelievi fiscali assurdi, che fanno cassa nell'immediato, ma che non creano futuro.  Necessario e indispensabile gettare le basi di un nuovo modello economico, che parta dalla conversione industriale delle fabbriche in affanno, commutandole in siti produttivi di tecnologie e materiali realmente spendibili e funzionali sui mercati: produzioni di auto elettriche, di sistemi eolici, fotovoltaici, nuove tecnologie del settore sanitario;questi sono solo alcuni cenni di settori di mercato in via di sviluppo che non stiamo incentivando, ma che stiamo snobbando,continuando a cercare di far sopravvivere "cadaveri" produttivi che sono vecchi e inutili. Senza nuove idee, nuovi modelli economici e industriali, non vi è futuro, ma solo il triste declino di una società che non sa rinnovarsi.

mercoledì 26 giugno 2013

Ambiente e industria, legami pericolosi, tuttavia…



Se, legare ambiente e industria in un unico assessorato futuro,  significa relegare la tutela ambientale e lo sviluppo ecosostenibile a fattore secondario e subordinato ad uno sviluppo industriale deregolamentato, allora è chiaro ed evidente che i due temi non potranno mai essere racchiusi sotto un’ unica guida assessorile, come ipotizzato dal candidato alle primarie Alessandro Olivi. Appare netta la contraddizione tra i due settori, in quanto, chi guida l’assessorato  all’ambiente dovrebbe essere  sempre il garante della tutela di uno sviluppo correttamente gestito, anche con confronto, a volte duro, con il collega reggente dell’industria. Mi pare di capire, anche leggendo le dichiarazioni di  Paolo Mazzalai, presidente degli industriali trentini che sostiene la presenza di troppi vincoli ambientali, che si tenti di far passare come sostenibile l’ipotesi di aggregare i due settori; pericolosa questa visione, che reputo inconciliabile con le prospettive di sviluppo ecosostenibile che, tutti indistintamente, sembrano condividere nei propri programmi politici, purtroppo spesso solamente per intercettare i voti dei moltissimi cittadini che credono nella tutela ambientale. Abbiamo ancora sott’occhio la situazione di Monte Zaccon, o le acciaierie di Borgo Valsugana, o la miriade di micro discariche disseminate sul nostro territorio; tutte situazioni sostenute da un sistema fortemente propenso a giustificare un’industrializzazione più o meno “libera” da lacci e lacciuoli di tipo ambientalistico, che da sempre hanno dato fastidio a chi vuole promuovere un progresso che, oggi, non è davvero più sostenibile e giustificabile.  Tuttavia, colgo l’occasione per fare e proporre una riflessione, credo interessante e provocatoria sotto il profilo politico: l’abbinamento “ambiente e industria”, ambiente rigorosamente prima di industria, non per ordine alfabetico, ma per ordine di importanza vitale, potrebbe trovare un senso logico e di corretto impiego, qualora il futuro ipotizzato assessorato fosse affidato ad una persona proveniente dall’ambientalismo vero; non una persona invasata di ambientalismo assurdo ed estremo, bensì un referente di buon senso, che sappia correttamente assemblare un’idea di sviluppo industriale moderno e sostenibile ambientalmente. Ecco, in tal senso un abbinamento tale potrebbe anche avere una logica credibile e spendibile per il Trentino futuro, che sosterrebbe uno sviluppo industriale ecosostenibile; diversamente, sarebbe come affidare una vergine a Barbablù, per usare un’espressione colorita. Questa visione di ambiente e industria, noi eco-civici e verdi europei, potremmo certamente sostenerla; al nostro interno non abbiamo visioni di chiusura sul mondo industriale, anzi; siamo per un corretto sviluppo del benessere, dell’industria come motore dell’economia e promotrice di posti di lavoro; ma il tutto nel rispetto dell’ambiente in cui viviamo, nella salvaguardia del territorio come bene primario, che deve sempre venire prima di ogni altra valutazione di tipo economico;(ricordo che, molti di noi sono attivi nel settore dell’industria (green economy), della ricerca economica e industriale, nella formazione in ambito tecnologico). Ecco perché, molto probabilmente, non sarà mai possibile vedere uniti questi due temi, perché presumibilmente per molti soggetti  i motivi che ne potrebbero determinare l’unificazione, sono differenti dalla nostra visione; ma, forse, sbaglio a pensare male e sono il solito ambientalista ed ecologista disfattista! Però, se provassimo davvero ad esperimentare l’abbinamento, nella formula che ho proposto? Chissà, potremmo essere di esempio anche per altri, visto che ci vantiamo di essere “scuola politica” per il resto del Paese…

sabato 18 maggio 2013

Sviluppo del territorio ecosostenibile e democrazia energetica: il patto dei sindaci come motore per il rilancio economico.



Sviluppo del territorio ecosostenibile  e democrazia energetica: il patto dei sindaci come motore per il rilancio economico.

La tutela del territorio  passa attraverso il concetto di sviluppo equilibrato e sostenibile; per uno sviluppo del territorio eco-compatibile è necessario che le amministrazioni comunali si dotino di un sistema programmato di interventi e progetti, che permettano di identificare un percorso chiaro e costruttivo.
Uno strumento innovativo, per programmare un percorso di sviluppo sostenibile e, quindi, di tutela del territorio   e di “democrazia energetica” è messo a disposizione dall’iniziativa europea definita come “Il patto dei Sindaci” (COVENANT OF MAYORS).
Il Patto dei Sindaci è un’iniziativa europea che nasce dalla consapevolezza che gli obiettivi     ambiziosi che l’UE si è prefissata al 2020 ,in tema di riduzione delle emissioni inquinanti, del risparmio energetico e dello sviluppo territoriale eco-sostenibile ,ma ancor di più quelli che assumerà successivamente, per percorrere con serietà la strada della decarbonizzazione dell’economia, non potranno essere raggiunti senza un reale coinvolgimento degli Enti locali e regionali; infatti, nelle città si consuma la maggior parte dell’energia ed è quindi  con le città che si deve percorrere la strada della riduzione delle emissioni climalteranti.
Con il Patto dei Sindaci le città si assumono l’impegno di ridurre le proprie emissioni di oltre il 20% entro il 2020. Ciò attraverso la redazione e la successiva attuazione di un Piano di Azione locale che metta in evidenza le potenzialità del territorio e le opportunità, anche di natura economico-finanziaria, che sono a disposizione. Non è un piano limitato al solo contenimento delle emissioni date dall’uso delle combustioni; è un vero e proprio progetto generale di sviluppo territoriale che tocca vari aspetti della vita sociale ed economica di una comunità.
Ad oggi sono oltre 4.500 i Comuni europei aderenti al Patto e, di questi, circa la metà (2.200) sono italiani.Per la prima volta vengono chiamati in causa dall’Europa per lavorare insieme ai Governi nazionali affinché la tanto menzionata, ma poco applicata, governance di multilivello, sia effettivamente messa in atto.
"PATTO DEI SINDACI” come motore della GREEN ECONOMY e strumento per la democrazia energetica.
Con l’adesione al patto, un’amministrazione comunale prende il preciso impegno di predisporre un PAES (PIANO AZIONE ENERGIA SOSTENIBILE).
Per predisporre il piano, l’amministrazione deve avviare un processo di reperimento dati, sulla situazione energetica dei propri stabili e della propria struttura cittadina; ad esempio, è necessario rilevare lo stato delle costruzioni di proprietà, in merito al loro status energetico ( qualità dell’isolamento termico, verifica dello stato degli impianti elettrici e termosanitari) ; moltissime amministrazioni non sanno nemmeno quanto spendono in consumi energetici e in manutenzioni non programmate e, questo problema, mette a serio rischio una corretta gestione delle già scarse disponibilità economiche che l’amministrazione stessa ha a disposizione. Avviare un percorso di raccolta dati della situazione del patrimonio immobiliare e tecnologico comunale, anche aldilà della volontà di aderire al patto dei sindaci, permette di avere un corretto quadro della situazione e, quindi, permette di orientare correttamente e senza sprechi, le risorse a disposizione.
Quando i dati sono a disposizione, l’amministrazione è in grado di predisporre il piano di azione vero e proprio; fatta l’analisi tecnica dei dati, infatti, è possibile programmare interventi, ad esempio, per:
P.R.I.C.: piano regolatore illuminazione comunale; questo progetto prevede la revisione globale del sistema di illuminazione pubblica, analizzandone fonti di spreco e interventi possibili per ottimizzare l’uso del sistema di illuminazione pubblica. È possibile programmare sostituzioni di corpi illuminanti obsoleti e con rendimenti pessimi, con apparecchi ad elevata efficienza e a contenimento dei consumi, quali ad esempi quelli che sfruttano la tecnologia a LED; nel piano è possibile prevedere sistemi di contenimento dei consumi, tramite installazione di apposite centraline a controllo programmabile, per regolare il flusso luminoso in base ad orari prestabiliti, programmando un rientro monetario dato dal risparmio di energia consumata.
Programmazione degli interventi strutturali per il risparmio energetico: isolazione degli edifici, manutenzione degli impianti elettrici  e termici, sviluppo del corretto impiego delle fonti di energia rinnovabile ( fotovoltaico, eolico, idroelettrico e biomassa).
Programmazione del sistema di mobilità comunale eco-sostenibile.
Quali gli strumenti a disposizione di un’amministrazione per applicare il PAES?
I problemi principali delle amministrazioni sono due: uno di ordine economico e uno di carattere tecnico.Per quanto riguarda il problema tecnico, vi è da dire che molte amministrazioni comunali, purtroppo, hanno al loro interno una struttura con una preparazione tecnica non sicuramente all’altezza delle conoscenze richieste oggi, sia in ambito energetico che nel contesto di sviluppo eco-sostenibile; mancano adeguati percorsi di formazione e informazione  per il personale tecnico delle amministrazioni comunali; tecnici che, purtroppo molto spesso, sono disinformati sulle novità tecnologiche, ma anche sui percorsi virtuosi che si possono sviluppare con aiuti economici messi a disposizione sia dalla comunità europea, sia dalle agevolazioni fiscali.Il problema economico è sicuramente il più rilevante; sempre maggiori, infatti, sono le difficoltà di reperire risorse, per mettere in esecuzione progetti di qualsiasi tipo.
La soluzione del problema economico di reperimento dei fondi per la predisposizione e  l’attuazione del PAES, tuttavia è meno traumatica della soluzione al problema tecnico; infatti, gli strumenti finanziari per attuare il PAES, consentendo ai comuni di non intaccare il proprio bilancio, sono molti qui ne cito solo alcuni:
Finanziamenti diretti dalla comunità europea tramite il FESR ( fondo europeo di sviluppo regionale), fondo ELENA ( European local energy assistance); EEEF: fondo europeo per efficienza energetica; queste sono solo alcune iniziative europee per sostenere il patto dei sindaci, ma vi sono molti altri percorsi di finanziamento percorribili, che possono coprire molte componenti del piano di azione; anche accedendo a finanziamenti non mirati direttamente a tale piano, ma a singole parti del piano stesso.
In Italia , per esempio,vi sono altri percorsi che possono concorrere, assieme ai fondi europei, a sviluppare il piano predisposto: il nuovo CONTO TERMICO, che è in fase di partenza in questi giorni,  riserva una considerevole quota di finanziamenti riservati esclusivamente alle amministrazioni pubbliche, in tema di interventi di ristrutturazione e sviluppo delle energie rinnovabili; vi sono contributi provinciali anche per interventi relativi al piano regolatore dell’illuminazione comunale (PRIC).
Questi sono solo alcuni esempi per mettere in evidenza che le strade da percorrere per lo sviluppo ecosostenibile delle nostre città è veramente possibile; la democrazia energetica è attivabile realmente, usando mezzi e conoscenze che è sempre più necessario avere e mettere a disposizione del bene comune.Il piano di azione per energia sostenibile mette a disposizione una serie di lavorazioni essenziali  per la sua attivazione; ecco, quindi, lo stretto collegamento tra il PAES e la possibilità di creare lavori pubblici per le imprese di costruzioni edili, che si troverebbero coinvolte nelle opere di riqualificazione degli edifici, piuttosto che le ditte di impiantisti, necessarie alla realizzazione , per esempio, del nuovo sistema di illuminazione pubblica, piuttosto che per i rinnovi degli impianti termosanitari. Naturalmente  anche i finanziamenti dell'esecuzione del piano vero e proprio rientrano nei canali visti primi; sfruttare le risorse e gli incentivi messi a disposizione dalla comunità europea, per questi interventi speciali, è un'occasione da non perdere, viste le grandi difficoltà che le nostre aziende, soprattutto nel capo delle costruzioni, stanno vivendo. Eppure, il sistema non riesce a decollare, proprio perché sono moltissime le amministrazioni comunali che non conoscono nemmeno l'esistenza di queste nuove vie di sviluppo. La provincia autonoma di Trento ha aderito al patto, come coordinatore zonale, al fine di incentivare i propri comuni ad aderire fattivamente al patto dei sindaci che, operativamente rimane prerogativa  esclusiva delle amministrazioni comunali.  In Trentino, per la verità, sono pochi i comuni che hanno cominciato ad operare scelte forti di adesione ad una politica di democrazia energetica applicata. Rovereto ha predisposto il Paes, il comune di Fondo lo sta presentando e vi sono altri 3/4 comuni che hanno aderito al patto e stanno lavorandoci; per Trento, purtroppo, sembra che non ci sia moltissima predisposizione politica a recepire queste tematiche e la cosa mi spiace parecchio, poiché personalmente ho cercato più volte di sensibilizzare l'amministrazione in tal senso, con alcune  proposte innovative davvero interessanti e a costi rientrabili in tempi e modi letteralmente indolori! Naturalmente, partire con un'adesione al Patto dei sindaci implica scelte diverse e innovative, rispetto alla tradizionale gestione amministrativa delle nostre città; scelte che devono coinvolgere persone che credono realmente in questo sviluppo innovativo, che potrebbe davvero essere uno dei motori principali per spingere “la nave” Italia, ma direi Europa, fuori da questa crisi lacerante. Per crederci, è necessario investire in persone preparate e cercare di costruire un percorso politico che guardi al futuro con occhi diversi, con la volontà di provare percorsi davvero diversi dalla solita mediocrità che siamo costretti a vedere e sentire da ormai molti anni.
Dobbiamo provare a guardare il futuro con  occhi diversi e utilizzare strumenti diversi che esistono, sostenuti finanziariamente dalla comunità europea; non possono più valere le scuse dell’assenza di fondi per evitare l’innovamento tecnologico delle città; i fondi esistono e, molto spesso, rimangono inutilizzati nelle casse della comunità europea, perché le amministrazioni comunali non sanno come accedervi.
Se proviamo a guardare il futuro con questi occhi diversi, forse anche da qui può partire un reale messaggio politico innovatore; che può essere promotore di metodi nuovi, anche per la nostra provincia, dove saremo chiamati molto presto, alle prossime elezioni di ottobre,  a decidere nuovi percorsi, portati avanti magari con un pizzico di coraggio e di lungimiranza maggiore.
Ogni municipalità trentina, con queste possibilità e aderendo al patto dei sindaci, potrebbe contribuire a far crescere un nuovo modo di conciliare politica e servizio per il bene collettivo; garantendo, quindi, una democrazia energetica che possa essere motore, naturalmente non inquinante, dello sviluppo territoriale e culturale. Una nuova cultura di sviluppo territoriale, rispettosa dell'ecosistema in cui viviamo e all'insegna della corretta gestione delle risorse energetiche che abbiamo a disposizione è fondamentale per vincere le sfide sempre più difficili che ci troveremo ad affrontare.
Marco Ianes-ecologisti e reti civiche Verdi Europei.
Docente di impianti elettrici e consulente del settore energia.


Tabella del percorso del “patto dei sindaci”